Soggetto
Jolly maschio
Non disponibile
Caratteristiche
Olio su tela
70×50 cm
Edizione Limitata
Cornice di Protezione in Plexiglass Top Quality
Descrizione
La carta del Jolly altrimenti detta “Il dono” incarna l’elemento primordiale d’energia insito in ogni essere umano, la fiamma primigenia universale imprigionata in ogni creatura vivente, l’elan vital bergsoniano in accezione dinamica e creatrice di vita. L’incedere sicuro e l’aria canzonatoria non devono certo fuorviare l’osservatore, dietro la maschera irriverente e stralunata, il personaggio cela in realtà una declinazione simbolica articolata tutta giocata su diversi orpelli segnici. Semi rubizzi di color vermiglio, fiori, picche e via dicendo. Oltre la facciata seducente da smargiasso calviniano, si schiude una pletora di significazioni tutte demandate alla fantasia debordante di Amanda.
Iniziamo ad esempio dalla vesti del Jolly.
Il copricapo tipico del giullare si staglia in otto lembi. Il numero otto ha da sempre una valenza numerologica che lo collega al simbolo dell’infinito, qualora lo si osservi orizzontalmente. La pittrice in questo caso indulge sul valore simbolico della cifra, sopratutto sulla connotazione fausta di quest’ultima, dando voce indiretta alle proprie conoscenze culturali trasversali. Più precisamente l’otto nella religione cristiana è da sempre associato alla resurrezione e alla rinascita, (i battisteri cristiani hanno spesso una pianta ottagonale). Nella cultura Buddista l’otto rappresenta, il numero di vie collegate al raggiungimento della perfezione, ottenibile attraverso l’osservanza di specifici criteri operativi. Il Dharmachakra, l’ottuplice sentiero che porta all’illuminazione spirituale e alla fusione con l’infinito. Nei mitologemi egizi otto sono le divinità create da Thot mentre nei miti norreni, otto è il numero delle zampe di Sleipnir il cavallo magico di Odino. Nello smisurato pantheon induista, Durga la dea guerriera, ha otto braccia e otto sono gli Avatar di Vishnu. Otto sono infine gli immortali cinesi e sempre otto sono i trigrammi dell’I Ching. Un numero propizio insomma, che qui viene letto in accezione cosmogonica, come eterno principio di conservazione dell’energia. Cioè a dire che nulla si distrugge ma tutto è frutto di eterne sovrapposizioni e riplasmazioni di forma.
Il Jolly con la sua capacità creativa ne incarna l’ultimo orizzonte. Dagli otto lembi del suo copricapo cadono sul terreno pomi vermigli, le infinite idee, pronte a generare fecondità se abbracciate da menti recettive. La facondia creativa è declinata nei due aspetti, materiale e spirituale. I semi di Quadri e di Fiori rappresentano due poli opposti, adesione cieca alla materia e impaccio triviale negli oggetti, i primi; estensione spirituale e fusione con la natura i secondi. Il jolly rappresenta inoltre l’eterna dialettica tra generosità, apertura al prossimo, contro l’incapacità di elaborare contenuti irrisolti del sè, e chiusura al dialogo. Per questo motivo il suo cuore è celato per metà e l’espressione sul volto è di un’arroganza che nasconde fragilità.
L’intera figura gioca ancora sulle eterne polarità insite nell’uomo, la battaglia mai vinta tra opposte istanze corpo e mente. L’aggressiva convessità fallica, è sia adesione parossistica ai contenuti istintuali ma è anche un lingam generatore di vita e di creazione, che ha nell’idea generata dalla mente creativa il suo contraltare nobilitante. La lettura ambigua della carta è alimentata ancora una volta dal peso equamente distribuito del segno di pace e del gesto del calcio.